Dalla 
                      Sicilia all'Europa:l'Italia di Vitaliano Brancati  
                    Alla 
                      Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, 
                      si e' inaugurata la mostra “Dalla Sicilia 
                      all’Europa: l’Italia di Brancati”, 
                      nona tappa del ciclo espositivo “Da libro a libro: 
                      le biblioteche degli scrittori”.  
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            Sicilia all'Europa:l'Italia di Brancati | 
         
         
          
               
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                    La mostra, promossa dalla Direzione Generale per i beni librari 
                    e gli istituti culturali, ripercorre l’intero itinerario 
                    culturale di Brancati, letterario, teatrale 
                    e cinematografico, e intende definire l’ambiente in 
                    cui lo scrittore siciliano visse e lavorò, le sue letture, 
                    i rapporti con gli intellettuali del tempo, nonché 
                    la sua attività come sceneggiatore. Per questo motivo 
                    sono stati ricostruiti i caffé di via Etnea a Catania, 
                    dove, immerso nel ritmo e nelle abitudini della provincia, 
                    Brancati trascorreva lunghi pomeriggi, fra le chiacchiere 
                    degli amici che tanta parte avevano nella sua opera, e quelli 
                    di via Veneto, dove incontrava Moravia, Caldarelli, 
                    Pannunzio, Palazzeschi, Levi, Penna, Flaiano. 
                  Inoltre 
                    la mostra propone delle significative testimonianze epistolari 
                    che vedono coinvolti Croce, Longanesi, Silone, Prezzolini, 
                    Flora e molti altri protagonisti della cultura italiana. 
                     
                  All’interno 
                    dell’allestimento si possono inoltre ammirare i volumi 
                    della biblioteca dello scrittore, tra cui spicca la predilezione 
                    per i classici francesi, in particolare Gide e Proust, 
                    e per le raccolte di epistolari; una campionatura dei manoscritti 
                    più importanti, tra cui l’autografo del Bell’Antonio; 
                    reperti fotografici e cinematografici, cartelloni e locandine 
                    di film, nonché oggetti personali per ricordare l’ambiente 
                    familiare e cittadino in cui Brancati operava. 
                    La mostra, che verrà successivamente allestita a Pachino 
                    (Siracusa), città natale dello scrittore, è 
                    corredata da una rassegna di film tratti dalle sue opere o 
                    in cui Brancati lavorò come sceneggiatore.  
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          Talento 
            precoce, Vitaliano Brancati (1907-1954) è 
            scrittore e intellettuale di spicco già negli anni Trenta, 
            quando esordisce, segnalandosi come drammaturgo, nell’Italia 
            fascista che dalla nativa Sicilia gli sembra incarnare una nuova grandezza 
            mediterranea. Ma proprio all’interno del favore che il regime 
            gli accorda, promuovendo la sua opera ancora acerba e facendogli spazio 
            nel giornalismo fiancheggiatore, maturano le sue obiezioni nutrite 
            di letture appassionate: i classici della nostra tradizione accanto 
            ai pensatori dell’Illuminismo francese e alla narrativa europea 
            dell’Otto e del Novecento. 
            E’ pertanto quasi una conversione il passaggio dal registro 
            epico a quello satirico, in cui darà i frutti migliori. Racconti, 
            romanzi, drammi e commedie per il teatro, soggetti e sceneggiature 
            per il cinema, insieme con gli spregiudicati articoli giornalistici, 
            cominciano ben presto a denunciare conformismo e incongruenze della 
            società italiana avviata verso un’ardua modernizzazione. 
            Nelle mire sono in particolare gli strati borghesi e piccolo-borghesi 
            nei quali egli sa additare in modo impareggiabile, con amaro e coraggioso 
            disinganno, i vizi atavici: il fatalismo rinunciatario, l’anarchia 
            individualistica, «mammismo» e «gallismo» 
            irriducibili, che il fascismo fomenta invece di debellare. La sua 
            opposizione di «fronda» si fa così via via sempre 
            più accentuata scontrandosi con la censura dalle cui strette 
            maglie egli non sempre riesce a sgusciare. E sarà il cruccio 
            degli anni maturi, nell’Italia repubblicana del dopoguerra, 
            quando di nuovo si vorrebbe zittire Brancati, che resta il fustigatore 
            del nostro malcostume, con la denuncia del conformismo, questa volta, 
            antifascista. 
            La sua morte improvvisa e accidentale, a soli quarantasette anni, 
            ci ha privato di uno degli ingegni più lucidi e disincantati 
            del nostro Novecento, dal quale molto era lecito attendersi. Dalla 
            patria di Verga e di Capuana, di De Roberto e di Pirandello, 
            Brancati ci ha trasmesso l’eredità dei grandi 
            predecessori isolani fondendoli nella sua voce inconfondibile: troppo 
            presto gli sono mancate le parole che oggi non possiamo non rimpiangere | 
         
         
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                Catalogo 
                    della mostra a cura di 
                    Annamaria Andreoli 
                    Franca De Leo 
                    Testi di 
                    Antonia Brancati 
                    Orio Caldiron 
                    Antonio Debenedetti 
                    Marco Dondero 
                    Giulio Ferroni 
                    Enzo Zappulla 
                    Sarah Zappulla Muscarà 
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                    Coordinamento 
                      organizzativo 
                      della mostra 
                      Franca De Leo 
                       
                    Organizzazione 
                      Patrizia Costabile 
                      Claudia Di Lillo 
                      Rita Panarella 
                     
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            23 marzo 2005 | 
         
         
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