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              Venticinquemila euro in telefonate con il cellulare di servizio. 
              "Peculato, molestie e disturbo" sono le accuse contro 
              Umberto Vattani, ex ambasciatore a Bruxelles, ex 
              segretario generale della Farnesina, nonché presidente designato 
              dell'Istituto di Commercio con l'Estero. Per l'importante funzionario 
              i sostituti procuratori Angelo Antonio Racanelli e Giuseppe De Falco 
              hanno chiesto il rinvio a giudizio.  
              Secondo i magistrati romani l'ambasciatore Vattani avrebbe utilizzato 
              il cellulare d'ufficio per rivolgere avances, a tutte le ore del 
              giorno e della notte, ad alcune sue collaboratrici a Bruxelles. 
               
            In realtà 
              i due magistrati romani avrebbero immaginato di scoprire tutt'altri 
              reati. Le telefonate sotto accusa sono saltate fuori nel corso delle 
              indagini del Gico: i detective del gruppo investigativo centrale 
              operativo, delle Fiamme Gialle, nel 2003 hanno intercettato per 
              mesi il telefono dell'ambasciatore. Cercavano prove su un grosso 
              giro di corruzione e appalti pilotati per commesse di gas dalla 
              Tunisia. In un primo tempo l'inchiesta è stata portata avanti 
              dal pubblico ministero di Potenza, Henry John Woodcock. Poi è 
              stata trasferita alla procura di Roma che sta ancora indagando. 
               
            I magistrati 
              romani hanno invece chiuso gli accertamenti sulle presunte molestie 
              telefoniche: 264 telefonate per 52 ore e 26 minuti. Per i pm romani 
              De Falco e Racanelli l'alto funzionario della Farnesina avrebbe 
              abusato della relazione d'ufficio per compiere le telefonate a spese 
              dello Stato "per motivi libidinosi e quindi biasimevoli". 
              Accuse che devono essere tutte da dimostrare, e sulle quali dovrà 
              presto pronunciarsi il giudice per le indagini preliminari. "Accuse 
              false che non stanno né in cielo né in terra". 
              La linea difensiva dell'ex ambasciatore è chiara: "Come 
              avviene normalmente per i diplomatici all'estero, è materia 
              di contabilità, d'imputazione delle spese per le varie utenze, 
              che sono state totalmente rimborsate al momento della richiesta. 
              Quanto alla seconda questione è una vicenda che è 
              stata interpretata in maniera assolutamente forviante, come si può 
              facilmente dedurre da una semplice lettura delle conversazioni, 
              dalle quali risulta la mancanza di qualsiasi costrizione e dal tono 
              assolutamente scherzoso delle telefonate stesse".  
            25 giugno 
              2005  |