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              E' morto, nella sua casa di Milano, il celebre esploratore Ambrogio 
              Fogar. Aveva 64 anni. Fogar era paralizzato dal 1992, a 
              seguito di un incidente automobilistico nel deserto del Turkmenistan, 
              durante il raid Parigi-Mosca-Pechino. Bloccato a letto e respirava 
              e parlava solo grazie alle macchine.Da tempo le condizioni di salute 
              di Fogar erano peggiorate. Il decesso, e' avvenuto poco prima delle 
              due di notte, per arresto cardiocircolatorio. Due mesi fa, in occasione 
              dell'uscita del suo ultimo libro, Controvento, aveva annunciato 
              un suo viaggio in Cina, per sottoporsi alle cure del neurochirurgo 
              Huang Hongyun, che sperimenta l'utilizzo delle cellule fetali.  
            Una speranza quella di 
              Fogar che aveva manifestato nel suo libro "Solo - La forza 
              di vivere'" . "E' strano - ha scritto - scoprire l'intensità 
              che l'uomo ha nei confronti della voglia di vivere: basta una bolla 
              d'aria rubata da una grotta ideale, sommersa dal mare, per dare 
              la forza di continuare quella lotta basata su un solo nome: speranza". 
              "Ecco, se leggendo queste pagine qualcuno sentirà la 
              rinnovata voglia di sperare - si legge ancora - avrò assolto 
              il mio impegno, e un altro momento di questa vita così affascinante, 
              così travagliata e così punita si sarà compiuto. 
              Una cosa è certa: nonostante le mie funzioni non siano più 
              quelle di una volta, sono fiero di poter dire che sono ancora un 
              uomo".  
            "È 
              la forza della vita che ti insegna a non mollare mai - racconta 
              lui stesso - anche quando sei sul punto di dire basta. Ci sono cose 
              che si scelgono e altre che si subiscono. Nell'oceano ero io a scegliere, 
              e la solitudine diventava una compagnia. In questo letto sono costretto 
              a subire, ma ho imparato a gestire le emozioni e non mi faccio più 
              schiacciare dai ricordi. Non mi arrendo, non voglio perdere". 
              "Io resisto perché spero un giorno di riprendere a camminare, 
              di alzarmi da questo letto con le mie gambe e di guardare il cielo". 
              E in quel cielo, tra le le stelle, ce n'è una che porta il 
              suo nome: Ambrofogar Minor Planet 25301. Gli astronomi che l'hanno 
              scoperta l'hanno dedicata a lui. 
            Fogar 
              era stato nominato commendatore della Repubblica Italiana e aveva 
              ricevuto la medaglia d'oro al valore marinaro. E' stato inoltre 
              testimonial per la raccolta di fondi per l'associazione miolesi 
              e per la campagna di Greepeace contro la caccia alle balene. 
             L'incontro 
              di Fogar con l'avventura avviene a soli 18 anni 
              con la duplice traversata delle Alpi con gli sci. Poi pratica il 
              paracadutismo e durante un lancio è coinvolto in un grave 
              incidente, dal quale si salva miracolosamente. Frequenta un corso 
              per pilota di aerei acrobatici.  
            Negli 
              anni 70 avviene la sua conversione alla marineria. Nel 1972 attraversa 
              l'Atlantico in solitaria, l'anno seguente partecipa alla regata 
              Città del Capo-Rio de Janeiro. Dal primo novembre del 1973 
              al 7 dicembre del 1974 compie in barca a vela, in solitaria, uno 
              spericolato giro del mondo, da Est verso Ovest, contro le correnti 
              e il senso dei venti. Poi nel 1978 la drammatica avventura della 
              "Surprise", che costò la vita al giornalista Mauro 
              Mancini. La "Surprise", affondò a seguito di un 
              incontro-scontro con un'orca al largo delle Falkland nel corso della 
              circumnavigazione dell'Antartide. Fogar che era accompagnato dal 
              giornalista Mauro Mancini, su una zattera va alla deriva per 74 
              giorni.  
            Negli 
              anni successivi Fogar approda in televisione, con la trasmissione 
              "Jonathan, dimensione avventura" una fortunata trasmissione 
              che durerà sette anni.  
            Negli 
              anni '90 l'incontro fatale di Fogar con le dune del deserto. Partecipa 
              a tre edizioni della Parigi-Dakar e tre Rally dei Faraoni. Il 12 
              settembre 1992, durante il raid Parigi-Mosca-Pechino, in un incidente 
              con la sua auto, Fogar ha la seconda vertebra cervicale spezzata 
              e il midollo spinale tranciato. Un incidente che gli provocherà 
              l'immobilità di Fogar, con l'impossibilità di respirare 
              autonomamente.  
            Nonostante 
              la malattia, nel 1997, su una sedia a rotelle, compie in barca a 
              vela, il giro d'Italia, denominato "Operazione Speranza", 
              al fine di promuovere, una campagna di sensibilizzazione nei confronti 
              delle persone disabili, destinate a vivere su una carrozzella.  
            Fogar, 
              è stato inoltre, un prolifico scrittore, di opere che documentano 
              le sue esperienze. Il mio Atlantico e La zattera, hanno vinto il 
              Premio Bancarella Sport. Tra le altre opere ricordiamo: Quattrocento 
              giorni intorno al mondo, Il Triangolo delle Bermude, Messaggi in 
              bottiglia, L'ultima leggenda, Verso il Polo con Armaduk, Sulle tracce 
              di Marco Polo e Solo - La forza di vivere.  
             24 agosto 
              2005 
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