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            Al 
              Palazzo Reale di Milano si è inaugurata una mostra su Van 
              Dyck., con un allestimento firmato da Luca Ronconi. 
            L'esposizione 
              dedicata al grande pittore fiammingo è intitolata "Van 
              Dyck. Riflessi italiani", e comprende anche il "Compianto 
              di Cristo" l'opera di cui si tentò l'esportazione illegale 
              e sventato grazie all'intervento del comando dei carabinieri tutela 
              patrimonio artistico.La rassegna che comprende trentasei capolavori, 
              tra ritratti, soggetti storici e religiosi, indaga il rapporto che 
              si instaurò tra Van Dycke e gli artisti del rinascimento 
              italiano. Le opere provengono dal National Gallery di Washington, 
              Londra e Dublino, dal Prado di Madrid, da Anversa,Berlino, Bruxelles, 
              Strasburgo, da Palazzo Corsini e Musei Capitolini di Roma e Pinacoteca 
              di Brera, compreso il famoso "Ritratto del cardinale Bentivoglio" 
              eccezionalmente prestato dalla soprintendenza del polo museale fiorentino. 
            Van 
              Dyck arrivò in Italia nel 1621, all'età di ventidue anni, 
              ma già famoso, una fama conseguita alla bottega del Rubens 
              e alla corte del re d'Inghilterra . Scrive Giovan Pietro Bellori
            nella sua "Vita de pittori", pubblicata nel 1672: "Grande 
              per la Fiandra era la fama di Pietro Paolo Rubens, quando in Aversa 
              nella scuola sollevassi un giovinetto portato da così nobile generosità 
              di costumi e da così bello spirito nella pittura che ben diede segno 
              d'illustrarla ed accrescerle splendore in quella dignità ed eccellenza 
              alla quale il maestro l'aveva inalzata". Da qui, sembra fondata 
              la leggenda che lo volle talmente abile nell'imitare da giovanissimo 
              lo stile del maestro da indurre Rubens ad allontanarlo considerandolo 
              un pericoloso avversario. Dopo Rubens,( che sembra lo allontanò 
              per gelosia) Van Dyck era stato consacrato l'artista fiammingo più 
              richiesto delle corti d'Europa, soprattutto di quella di Carlo I 
              d'Inghilterra. In Italia i suoi spostamenti sono frequenti. La sua 
              creatività è influenzata dall'esperienza dell'incontro 
              con l'arte italiana.  
            Soggiornò 
              a Genova, Roma, e Venezia, ove si fermò per due mesi,e poté 
              incontrare Tiziano, Veronese e Giorgione, Tintoretto.   
            Nel 1624 
              si reca a  Palermo, ove si sofferma per più 
              di un anno. A Palermo realizza l'opera più impegnativa di tutto 
              il periodo italiano, la pala della "Madonna del Rosario" 
              , (non presente a Milano). A Palermo incontra Sofonisba Anguissola, 
              con cui instaurerà un profonda amicizia e una intesa artistica, 
              fu lei a suggerirgli preziosi segreti sulla ritrattistica, come 
              l'abolizione della luce dall'alto per i volti di anziani che avrebbe 
              sottolineato le rughe della pelle. Una epidemia di peste lo costrinse 
              ad allontanarsi dalla Sicilia. A ricordo della amicizia con l'artista 
              siciliana rimane il ritratto di Sofonisba sul letto di morte.  
            
            Van 
              Dyck si stabilì a Genova che elesse sua città d'elezione, 
              e ove realizzò moltissima ritrattistica per la nobiltà genovese: 
              i Cattaneo, i Balbi, i Brignole-Sale, i Lomellini, i Doria, gli 
              Spinola, i Durazzo, "figure che si stagliano alte ed eleganti 
              - commenta la Bernardini - abbigliate con abiti riccamente decorati, 
              con l'espressione distaccata, velata di melanconia". Ecco, 
              allora, la "Marchesa Caterina Durazzo Adorno con i due figli 
              detta La Dama d'oro" e la "Marchesa Elena Grimaldi Cattaneo", 
              opera dall'eccezionale qualità pittorica e originalità compositiva, 
              "veneti sono il colore, la luce, l'atmosfera, straordinaria 
              l'immagine della donna che incede, l'aulicità dell'insieme, la grazia 
              della figura". 
            Dall' 
              esperienza Italiana Van Dyck ne esce trasfigurato.Un artista maturo. Rientrato 
              in Inghilterra, nel 1641 si ammalò. Il re d' Inghilterra 
              Carlo I, disperato, promise 300 sterline di ricompensa al suo medico 
              personale se l'avesse salvato l'artista. Van Dyck morì, a soli 42 
              anni. Venne sepolto nella cattedrale di St. Paul a Londra.  | 
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