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         Firenze celebra 
        con una straordinaria mostra Sandro Botticelli (Firenze 1445 - 1510). Le 
        sue opere sono esposte insieme a quelle dell'allievo e amico Filippino 
        Lippi (1457-1504), di cui ricorre nel 2004 il quinto centenario della 
        morte. 
        La mostra ha un sottotitolo: l'inquietudine e la grazia. 
        Grazia, perché il Quattrocento scelse la grazia - vale a dire 
        l'eleganza intellettuale e la squisita rappresentazione dei sentimenti - 
        come suo emblema estetico. Inquietudine, perché il secolo si 
        chiude sotto il segno della precarietà e dell'angoscia, nell'incombere 
        delle minacce apocalittiche di Girolamo Savonarola, carismatico e 
        tragico profeta dell'eclisse degli ideali umanistici. 
        Al tempo di Sandro Botticelli e di Filippino Lippi, suo alter ego 
        geniale e unico vero erede, Palazzo Strozzi c'era: lo aveva 
        commissionato il ricchissimo banchiere Filippo Strozzi, lo aveva 
        edificato, nelle forme che conosciamo, l'architetto Giuliano da Maiano. 
        Palazzo Strozzi è l'archetipo della fiorentina civiltà dell'abitare, è 
        l'emblema di Firenze medicea, la grande stagione di cui Botticelli e 
        Filippino Lippi sono stati protagonisti. La restituzione delle opere dei 
        due artisti ai luoghi originari arricchisce l'esposizione di storia e 
        suggestioni. 
        Una mostra di oltre 60 capolavori provenienti dai più importanti musei 
        del mondo e da alcune collezioni private: 26 dipinti di Botticelli, 16 
        di Filippino Lippi, oltre a disegni e opere di confronto - fra gli 
        artisti presenti, Leonardo da Vinci e Piero di Cosimo -, che scandiscono 
        un percorso articolato in sezioni tematiche. 
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